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Thailandia - Malesia - Laos -Singapore

diario finale

18 luglio 2002 – 30 agosto 2002 

 

…alla ricerca del Buddha disteso

 

 

…tutti dobbiamo chiederci - e sempre - se quello che stiamo facendo migliora e arricchisce la nostra esistenza. O abbiamo tutti, per una qualche innaturale deformazione, perso l’istinto per quel che la vita dovrebbe essere, e cioè soprattutto un’occasione di felicità?

                                                          “Un indovino mi disse”   Tiziano Terzani

 

 

18   LUGLIO   2002   giovedì    partenza

Prendo il bus per Venezia alle 5.30 e poi quello per l’aeroporto alle 6.40, dove incontro il mio compagno di viaggio. Alle 8.45 c’è il volo per Roma e da lì, puntuale a mezzogiorno, quello per Taipei. Scalo tecnico ad Abu Dhabi (Emirati Arabi) dopo 6 ore di volo. L’aereo atterra a Taipei alle 5.15 –ora italiana - del mattino successivo. Decollo per Bkk (Bangkok) alle ore 8.00 e arrivo alle ore 11.15 – sempre ora italiana. 21 ore effettive di volo e 27 di viaggio!!!

Ecco perché ho pagato il volo solo 532 euro (650 con assicurazione e tasse)!

 

19   LUGLIO   venerdì   arrivo a Bangkok 

A Bkk sono le 16.15: 11.15 + 5 ore di fuso. Presi i bagagli, prima di uscire dall’aeroporto preleviamo denaro col bancomat – circuito Cirrus. Il bus A2, con 100 baht a testa, ci porta, in poco più di un’ora, in Khao San Road, la via dei viaggiatori con lo zaino. Cerchiamo una Guest house e, al secondo tentativo, ci fermiamo per 300 baht alla Top Guest House. La stanza n° 24 è pulita e il bagno si trova nella piccola terrazzina che da’ sulla strada interna, dove i bar lanciano musica a tutto volume. Facciamo un giro per Khao San Road. Questa strada, è lunga solo 300 metri, ma c’è di tutto. E’ piena di insegne, negozi, venditori ambulanti e tanta gente. Un bel casino, ma ci si sta bene!

Verso le 21 prendiamo un tùk-tùk e ci facciamo portare a Patpong per vedere i mitici locali del sesso. Ma la via non ci ispira e, non vedendo movimento, ci facciamo riportare nel nostro “ghetto”.

Quando ritorneremo a Bkk, alla fine del nostro viaggio, scopriremo il vero mercato di Patpong, con le bancarelle di merce falsa e i locali  notturni del sesso. Ci chiediamo dove, in realtà, siamo stati quella sera.

 

20   LUGLIO   sabato   Bangkok

Primo stress! Come andare verso la Malaysia? Ci fidiamo o no delle agenzie di Khao San Road? Perché per lo stesso viaggio verso l’isola di  Ko Tao, sul golfo del Siam, ci chiedono prezzi tanto diversi: 250 baht una, 800 un’altra? La guida lonely planet dice: “… per avere un servizio sicuro, affidabile e puntuale, si devono usare gli autobus, sia statali che privati, che partono dai terminal della Baw Khaw Saw. Le tariffe delle compagnie private sono di solito più basse, ma i furti commessi a danno dei passeggeri degli autobus privati sono molto più frequenti”.

Lasciamo i bagagli alla Guesthouse, anche se non abbiamo più la stanza in previsione della partenza serale, e andiamo all’ufficio informazioni della T.A.T. Mi accorgo che non capisco un cazzo d’inglese! Chiediamo un po’ di orari per i bus e ho conferma che nessuno potrà mai superare Ruggero nel suo ri-chiedere spiegazioni!

Lasciamo in sospeso la decisione di come affrontare viaggio verso sud e prendiamo il bus per il weekend Market. Cambiamo bus in Victory Monument e questa seconda tratta ci viene pagata, con insistenza, da una studentessa. Il mercato di Chatuchak (weekend Market) ha 8672 bancarelle dove si trova di tutto: stoffe, piante, animali, amuleti religiosi, oggetti artigianali e così via… è enorme! Vicino c’è la fermata Mo  Chit dello Skytrain. Saliamo su questo moderno sistema di trasporto con il nostro biglietto simile a una carta di credito. Oltre ad essere veloce, lo Skytrain dà l’occasione di ammirare, dall’alto, spazi verdi ed edifici altrimenti impossibili da vedere dalla strada. Scendiamo alla fermata vicina al Chao Phraya, il fiume che attraversa la città, e lo risaliamo con il battello per un bel tratto, fino alla fermata n° 13 Banglumpoo. La risalita del fiume è piacevole. Bella la vista del Wat Arun, del palazzo reale, del Thonburi Bridge con i suoi tiranti gialli. Lungo la riva si alternano grandi edifici moderni e vecchie case in legno, su palafitte, ognuna con una scala che scende sull’acqua.

Tornati al nostro “ghetto” decidiamo di avventurarci verso il sud della Thailandia scegliendo l’offerta meno costosa (250 baht). Per rassicurarci spiamo un gruppo che parte prima di noi.

Il mio stomaco sente lo stress. Bevo tanto, per il caldo, ma mangio poco riso con pollo. Prima delle 21 ritiriamo i bagagli e ci sistemiamo davanti l’agenzia. Siamo in 8  e saliamo in un minibus con i vetri oscurati: sembra che sia illegale il trasporto di passeggeri, con mezzi privati, all’interno del perimetro cittadino. Qualche isolato più in là c’è un bus più grande. Si parte. Siamo in 25 e neanche un italiano, che Iddio ce la mandi buona!

 

21   LUGLIO   domenica   Ko Tao

Arrivati a Chumphon dopo una notte in bus, ci fanno scendere, ci mettono un bollino blu sulla maglia e ci fanno risalire su barca…c’è la tv e trasmettono guerre stellari…quasi tre ore di navigazione e ci siamo. L’isola è piccola  ma presa di mira per immersioni e infatti è ben rifornita per subacquei. Arriviamo a Ban Mae Hat, cittadina che si sviluppa lungo un’unica via con un molo in piena attività e da qui incredibilmente prenderemo troppo presto il battello notturno per Surat Thani. Dell’isola abbiamo visto Baia Janson Bay dove abbiamo fatto il bagno con i pesci in acqua bella e trasparente e con una passeggiata siamo arrivati  a Saan Jao Beach con un bel ristorante sull’acqua dove abbiamo mangiato ma dove l’acqua non era così  trasparente! Queste baie si trovano a sud di Ko Tao che si traduce come “isola delle tartarughe” che deve questo nome alla sua forma e lì ho visto tante farfalle!!!! !..ma perché non abbiamo visto il resto dell’isola e Ko Nang Yuan???? Stressssssss Il battello notturno trasportava merci ma aveva posti a dormire sul sottotetto e lì ci siamo trovati con altre persone e nessun italiano! Il posto era comodo e l’isola bella anche dal mare di notte. Chissà se abbiamo fatto bene a lasciare quest’isola così presto…tutta colpa del Laos!!!!!!

 

22 LUGLIO lunedì

Sembra che la nave nel suo tragitto verso la costa si sia fermata nelle due isole di Ko Pha-Ngan e Ko Samui dove sono saliti altri passeggeri ,io ero in un sonno profondo e non mi sono accorta….di queste meraviglie! Arriviamo a Surat Thani alle 5.30 e subito personale di agenzia “sistema” le persone nei mezzi in base alla loro destinazione. Noi diciamo che la nostra destinazione è Georgetown in Malaysia ma che non abbiamo prenotato. Nessun problema!!!! Saliamo in minibus che ci porta un isolato più in là in una agenzia, facciamo colazione, e alle 6.30 si parte con bus collettivo. Tra i passeggeri c’è un bimbo di 2anni circa…noi italiani saremmo scandalizzati! A metà percorso si trova un altro bus e loro così organizzati fanno scendere salire e sistemano  in base alla destinazione. Ad HatYai diamo i nostri passaporti alla Chaw Wang Tours che ce li ritorna dopo un’ora senza chiederci tariffe per il visto o l’attraversamento del confine. Alle 12.30 partiamo dopo aver mangiato….si attraversa a piedi la frontiera….si arriva in Malaysia  a Butterworth attraversando paesaggi di palme e alle 16 cioè le 17 prendiamo il ferryboat. Davanti a noi c’è la città di Georgetown e a me già piace! Di fianco il ponte più lungo del sud – est asiatico: 7 Km. E’ tutto perfetto: ci portano direttamente allo Swiss Hotel in Lebuh Chulia una delle vie principali di Chinatown. Nella stanza 38 c’è doccia ma niente wc e prese. Facciamo un giro arrivando a Fort Cornwallis. Di questo forte sono rimaste intatte solo le mura esterne e tra le merlature ci sono vecchi cannoni  tra cui Seri Rambai famoso per i suoi poteri che favoriscono la procreazione; alle donne senza figli viene consigliato di posare dei fiori dentro la canna “del grande” e di rivolgergli speciali preghiere. Passeggiamo lungo il distretto coloniale che è l’insediamento britannico più antico della Malaysia  tra cui spicca il Municipio con i suoi bei portici. Giriamo la città vecchia  arrivando in Little India al tempio di Sri Mariamman tipico tempio dell’India meridionale con l’ingresso sormontato da un alto gopuram riccamente scolpito e dipinto. Costruito nel 1883, è il tempio hindu più antico di Georgetown e testimonia la forte influenza indiana in questa città, dove predomina l’atmosfera cinese. Nel tempio anche se sera c’è movimento di fedeli. Ritorniamo verso il lungomare vicino al forte per mangiare sulle bancarelle…anche se già ci siamo fatti un chapati! Più lontano si vede la città più nuova con i suoi grattacieli. Facciamo un giro in risciò. Nella nostra via ci sono le puttane!

 

23 LUGLIO martedì

Colazione su Lebuh Chulia. Camminando tra le vie della città vecchia , punteggiate di templi, moschee e botteghe artigianali ci avviciniamo al Khoo Kongsi in parte tempio e in parte sala di ritrovo per i cinesi che appartengono allo stesso clan o che hanno lo stesso cognome. Questa kongsi (sede) è conosciuta anche come “Dragon Mountain Hall” e si tratta di un pittoresco insieme di draghi, statue, dipinti, lampade, piastrelle colorate e incisioni. Vediamo Acheen St Mosque costruita nel 1808 da un ricco mercante arabo e vicino Syed Alatas Mansion un palazzo residenza di un potente mercante. Il bus 101 ci porta  ad Ayer Itam e il numero 8 a Penang Hill a 830 m al di sopra di Georgetown. Dalla sommità si gode uno stupendo panorama dell’isola e della terraferma. C’è un tempio hindu e nell’albergo un piccolo aviario di uccelli esotici. Il viaggio dura mezz’ora e bisogna cambiare treno a metà percorso. Tornati ad Ayer Itam piove…..ma vediamo lo stesso il più grande tempio buddhista della Malaysia , la cui costruzione, iniziata nel 1890, richiese più di 20 anni. Si raggiunge l’ingresso attraverso una galleria di bancarelle che vendono souvenir, situate oltre uno stagno pieno di tartarughe e di altri stagni con pesci di colore scuro; si arriva così al Ban Po Thar o Pagoda dei diecimila Buddha. Il tempio è molto bello e di Buddha  ce ne sono davvero….diecimila! Anche da qui c’è una bella vista sulla città. Sopra la struttura del tempio si erge la straordinaria bianca figura di Kuan Yin, la Dea della Misericordia. Tornati in città saliamo sulla terrazza panoramica al level 58 del Komtar Centre….siamo proprio in alto!!! Ancora bus per Wat Chayamangkalaram grande tempio thailandese: il “tempio del Buddha sdraiato”. Questo tempio dai brillanti colori ospita una statua del Buddha in posizione sdraiata lunga 32 m, che gli abitanti di Penang considerano la terza al mondo per grandezza: è un’affermazione da prendere con cautela, poiché ne esiste una più grande in Malaysia, e almeno altre 6 sparse in Thailandia, Myanmar e Cina. Questo tempio è veramente pittoresco molto colorato e con più statue nell’esterno e dietro al Buddha, sotto, un cimitero e disegni sulla vita dell’Illuminato…..e file di Buddha. Di fronte dall’altra parte della strada il Dhammikarama Burmese Buddhist Temple (tempio buddhista birmano), con due grandi elefanti di pietra posti ai lati dell’ingresso e nel tempio un grande Buddha in oro in piedi. E’ già pomeriggio ed è ora di un buon lassi nella nostra via. Georgetown è una vera e propria Chinatown, è una città piacevole e colorata, piena di vecchie botteghe risciò ed edifici del periodo coloniale e trovo affascinante girovagare per le sue vie tortuose tra vecchi templi. Un po’ meno lo sono i negozi che vendono bare!!! Siamo nel quartiere indiano davanti al tempio Sri Mariammam e si sente il muezzin della vicina moschea che richiama alla preghiera. Mangiamo un buon curry e poi facciamo ancora un giro per la città in risciò. Presi i nostri bagagli andiamo nell’agenzia davanti Komtar Center prendiamo biglietti bus per Kuala Lumpur. I nostri biglietti sono gli ultimi ed io sono proprio in coda. Alle 23 si parte attraversando il lungo ponte. L’autista corre come un pazzo e in quel sedile in coda al bus mi sento dentro una centrifuga….ma dormo!

 

24 LUGLIO mercoledì

Arriviamo a Kuala Lumpur alle 4.30,  un’ora e mezzo prima di quanto ci avevano detto…è notte e cercando di orientarci andiamo al Backpackers Travellers Inn in Chinatown. Suoniamo e dopo un po’ ci viene ad aprire un tipo assonnato che ci mostra una camera angusta e senza finestre e noi ingenui ci proponiamo di vedere altro non sapendo che così resteremo senza alloggio fino alle 8.30! Le Guesthouse sono full: tornati alla prima convinti di prenderci quella stanza anche se senza finestre non solo non rispondono al campanello ma una volta entrati ci rifiutano perché abbiamo disturbato di mattino presto….grande lezione che non dimenticheremo: di notte non ci si può permettere di fare i fighetti!!!! Comunque il dramma resta: dobbiamo tornare in altra guesthouse che ci proponeva dormitorio sperando che si sia liberata una stanza e augurandoci che il proprietario sia di buona luna! Ci fermiamo per 30 ringgit al Golden Plaza Hotel gestita da indiani. Ci danno le chiavi del lucchetto della porta al piano terra e con quella saremo indipendenti. Dopo quella porta c’è una scala e prima di entrare sul piano ci sono tutte le scarpe che devono essere lasciate fuori.  Anche in bagno non si deve andare con le ciabatte…che schifo! Sopra il lavandino non c’è lo specchio ma una finestra da cui si vedono le Petronas. Chiediamo informazioni per organizzare il Taman Negara al vicino Hotel Malaysia e anche all’ufficio informazioni del centro con il solito stressss…Entriamo alle Petronas Towers per prenderci il biglietto che gratis nel pomeriggio ci porterà sul corridoio di unione delle due torri. Ce le vediamo da fuori così imponenti fatte di acciaio e vetri, alte 451,9m  situate sul Golden Triangle affollata da una moltitudine di grattacieli postmoderni tra cui la torre della Telekom Enterprise: la Menara Kuala Lumpur alta 421m. Lì in alto c’è una bella vista della città trafficata e rumorosa ma che conserva un colore locale. La nascita della città risale a un insediamento di cinesi che nel 1857 scoprirono un giacimento di stagno. Mangiamo al self service malese e iniziamo poi il nostro giro verso Mederka Square dove si trova il simbolo della città: il palazzo Sultan Abdul Samad con la sua torre dell’orologio alta 43metri, imponente costruzione ad arcate con cupole di rame e bronzo, bell’esempio di architettura moresca che offre uno spettacolo molto suggestivo di sera, quando è tutto illuminato dai riflettori con sullo sfondo i modernissimi grattacieli. Vediamo nelle vicinanze Masjid  Jamek la “Moschea del Venerdì” situata in un boschetto di palme. E’ un edificio con cupole a bulbo e minareti  a corsi di mattoni rosa e crema…è molto bella e sembra un’oasi. Si erge proprio sulla confluenza dei fiumi Kelang e Gombak che hanno dato il nome alla città.  Mederka Square faceva parte dello spiazzo noto come Padang dove ai tempi della dominazione inglese gli amministratori della Malaysia si dedicavano  a quel curioso rito britannico che è il cricket. Il campo è impeccabile e nelle vicinanze c’è la bandiera più alta del mondo, e ancora la St Mary’s Cathedral dove faccio…pipì! Arriviamo alla Stazione ferroviaria costruita nel 1911 in bello stile inglese e lì ci sediamo per un po’; anche il palazzo dell’Amministrazione Malaysiana delle ferrovie è splendido. Camminando ancora (tutto sembra vicino ma non lo è!) siamo alla Masjid Negara. Circondata da 5ettari di giardini la Moschea Nazionale è una delle più grandi del sud – est asiatico: ha un minareto alto 73metri e la cupola principale dell’edificio ha la forma di una stella a 18 punte (13stati della Malaysia 5 pilastri dell’Islam). Il cortile è coperto da 48 cupole di minore dimensioni: sembra che questo disegno sia stato ispirato alla grande Moschea della Mecca e può accogliere fino a 8000 persone. Per visitare la moschea ci togliamo le scarpe e ci danno tunica e per me, velo. Torniamo a Mederka Square dove è molto piacevole vedere le prime luci che si accendono sui grattacieli….e i sottili fili luminosi sugli alberi. Ceniamo in Little India mangiando da pascià! Con il bus ci avviciniamo alla nostra guesthouse e prima di andare a letto  giriamo un po’ il quartiere cinese affollato e caratteristico con il suo tipico caos di insegne, negozi, traffici e rumori di ogni genere. Il tratto centrale della Jalan Petaling è chiuso al traffico e ospita un mercato dall’attività frenetica.

 

25 LUGLIO giovedì

Con i bus locali andiamo alle Grotte di Batu lontane 13Km. Nella grotta principale c’è un piccolo santuario hinduista, luogo di pellegrinaggio per l’annuale festa di Thaipusam. Ogni anno, in febbraio, migliaia di pellegrini si riversano in queste grotte per partecipare o assistere agli spettacolari riti masochisti dei devoti. La grotta principale si raggiunge tramite una stretta scalinata con 272gradini. Di ritorno andiamo in centro all’hotel Istana dove organizzano escursioni al Taman Negara e decidiamo tefonando di farlo con Hotel Malaysia dove c’è un simpatico…nero! Che ha una pazienza infinita a spiegarci il viaggio e a rispiegarcelo ancora, ancora, ancora…perché non conosco l’inglese????? Visitiamo lo Sri Mahamariamman Temple induista e il tempio cinese Chan See Shu Yuen con il suo tetto in tonalità verdi con belle ornamentazioni in ceramica. Assaggiamo il durian il più infame frutto della regione che ha forma ovale ed è lungo dai 20 25cm circa, ma può diventare anche molto più grosso. Questo frutto emana un tale lezzo di fogna che molti alberghi e bus hanno un cartello con il divieto assoluto di portarli all’interno. Quando il guscio duro e spinoso si apre appaiono gli spicchi verde pallido , dal sapore caratteristico quanto l’odore!!!!! Dicono sia un potente afrodisiaco e penso sia l’unico motivo per cui ne mangiano così tanti…Vediamo anche una donna che vicino allo spremi canna da zucchero raccoglie in un sacchetto api. Prendendone una sulle sue dita e avvicinandola alle spalle di una donna fa in modo che questa venga punta. Dicono che questo la proteggerà dal mal di testa. Visitiamo il giardino delle orchidee e quello dell’ibisco in Lake Gardens. Mangiamo in chinatown e poi ultimo sguardo a Mederka Square che mi piace un sacco!

 

26LUGLIO venerdì

Sveglia alle 6.30 e partenza per la giungla dall’hotel Malaysia alle 8 con minibus. Arriviamo a Jerantut alle 11.30 e qui ci spiegano quello che si può fare all’interno del parco. E ancora io mi stresso! Alle 14.00 il minibus ci porta a Kuala Temberling dove prendiamo posto sulle barche e con tragitto di 2ore e mezzo si arriva a Kuala Tahan base del parco. Troviamo sistemazione al Teresek View Hotel che ha una bella vista sul fiume e dove si fa la doccia….con le rane! Mangiamo sulle chiatte ristorante e assieme a due inglesi di cui una di origini italiane, facciamo l’escursione con le jeep nella foresta. Non ho visto niente se non che esiste una strada asfaltata, ho visto una rana e qualche uccello…no good!

 

27LUGLIO sabato

Ho la cistite!!!!! Bevo e faccio pipì….tanta…da per tutto!!! Anche alle Canopy Walkway nei passaggi sopraelevati a 25metri dal suolo che si snodano tra alberi giganteschi che consentono di vedere da vicino le cime più alte della foresta. Facciamo un giro nei sentieri assieme a due francesi che chissà cosa hanno pensato delle mie pisciate! Con la guida andiamo a Gua Telinga. E’ una gotta che si raggiunge con una barca e poi un tratto a piedi; si entra ed è piena di pipistrelli! In alcuni punti si procede carponi e non si possono evitare gli escrementi dei pipistrelli. Mangiamo sul fiume, mi faccio la doccia e prese la pila vogliamo fare un giro attorno al lago che abbiamo visto in passeggiata. Per andarci bisogna attraversare il fiume con i sampan che sono a disposizione tutto il giorno. Fortuna che incontriamo due italiani altrimenti non saremmo andati soli in quella foresta così fitta e buia…molto suggestiva ,io mi sarei di sicuro persa! Ho visto le lucciole e uno scorpione grande.. così! Al ritorno cena con i milanesi gay; a letto sotto la zanzariera: troppe bestie!!!

 

28LUGLIO domenica

Partenza dal Taman Negara alle 9 e arriviamo alla stazione dove alle 12.35 parte il treno per Kota Bharu. La ferrovia della giungla attraversa gran parte del territorio aborigeno, un’area di fitta vegetazione tropicale che offre bei paesaggi. Prendendo il treno locale ci si trova a viaggiare con ceste di frutta verdura e tanta gente del posto; il treno ferma a quasi tutte le stazioni alcune grandi ma altre che sono solo un cartello e una pensilina di legno. Siamo in terza classe senza aria condizionata e con i…duriam! Impiega 11ore e verso la fine del viaggio quando comincia a fare buio non si accendono le luci nel nostro vagone perché con i 12 ringht non ne abbiamo diritto! A dire il vero nelle gallerie così buio era da brivido. E’ stato un viaggio lungo ma molto, molto bello soprattutto per i…personaggi. Piove, con taxi diviso con due francesi cerchiamo sistemazione e dopo le prime camere terribilmente sporche dei cinesi prendiamo camera con letto a castello al KB Backpackers Lodge con bagno. Andiamo al mercato notturno dove fanno da mangiare, ma io ho la cistite! E mi arrendo alle pastiglie.

 

29  LUGLIO   lunedì

La città non è molto interessante dal punto di vista architettonico ma il mercato centrale è uno dei più vivaci e pittoreschi della Malaysia. E’ situato all’interno di una moderna costruzione a pianta ottagonale. Al piano terra ci sono bancarelle di frutta e verdura, pesce carne e polli, mentre al piano superiore si vendono spezie, ceste in vimini stoffe. Qui facciamo colazione e più tardi pranziamo sui banchetti. Andiamo al Kampung Kraftangan che è un villaggio dell’artigianato e poi all’Istana Batu museo reale che fu residenza del principe ereditario ed è una costruzione molto bella soprattutto la veranda tutta in legno. Nella mattinata con taxi visitiamo il distretto di Tumpat dove ci sono diversi interessanti templi buddhisti thailandesi, quali il Wat Phothivihan che ospita una statua del Buddha disteso lunga 40metri. Nel pomeriggio si va al centro culturale: danze, trottole anche giganti, tamburi e ci mangiamo una granita di caramelle. Alla guesthouse prenotiamo taxi della mattina per andare alle isole Perenthian, facciamo ancora un giro per la città…piove! Il muezzin chiama alla preghiera. Siamo in uno stato dominato dal fondamentalismo islamico e lo si nota molto. Ceniamo al mercato notturno.

 

30  LUGLIO   martedì

Partenza alle 6 per Kuala Besut. Alle 7.30 partono le imbarcazioni veloci scegliendo di fermarci nell’isola più piccola quella di Kecil dove prendiamo una casetta in legno sulle rocce molto sporca un po’ malandata ma con una bella vista proprio sopra il mare. Siamo sulla spiaggia di Coral Bay dove ci sono diversi locali sulla spiaggia. L’acqua è cristallina e la sabbia bianca. Facciamo colazione e con la canoa saliamo verso la costa settentrionale dove in particolare c’è una piccola spiaggia con sabbia bianchissima. Dopo 2ore torniamo e pranziamo con un buonissimo pesce e riso. Nell’isola c’è un sentiero che in 10 minuti camminando tra il verde, porta alla spiaggia Long Beach più frequentata rispetto alla prima. Ci sono molti ragazzi giovani e a riva diverse imbarcazioni con bandiere colorate. Nel lato dell’isola ci sono molte palme che escono da una bella vegetazione; un po’ lontano si vede la grande isola di Besar. Facciamo snorkelling vediamo pesci e coralli! Tornando alla nostra spiaggia vediamo iguana ma anche…immondizie!!! E generatori di corrente. Cena di frutta sulla nostra spiaggia tranquilla illuminata da candele. Prima di andare a letto si mette la zanzariera. Ci sono tanti scoiattoli.

 

31   LUGLIO   mercoledì

Ci alziamo maori e facciamo colazione con plunk cake. Attraversiamo l’isola e a Long Beach prendiamo un’imbarcazione che per portarci nell’isola grande paghiamo 8 ringht e 10 per il ritorno a testa  e questo solo per 10 minuti di trasporto. Ci costa quasi quanto la camera che abbiamo pagato 45 ringht!!! Besar è la spiaggia dei ricchi con bei bungalow ; camminando mezz’ora attraversiamo anche quest’isola e arriviamo a Teluk Dalam quasi disabitata che ha un’acqua bellissima e qui nella tranquillità ci rilassiamo e facciamo bagno. Mangiamo e al ritorno ci fermiamo ancora sulla spiaggia di Long Beach per fare snorkelling. Il tramonto ce lo vediamo dalla terrazzina della nostra casa sul mare. Ceniamo sulla spiaggia con pesce alla griglia. Venere si riflette sul mare ed è così grande e luminosa che lascia una scia…sembra una piccola luna!!! A casa ci sono tanti scoiattoli che ci aspettano.

 

01   AGOSTO   giovedì

Ore 6 sveglia. Sulla spiaggia troviamo due francesi con i quali dividere il taxi che ci porterà a Marang. Alle 7.30 saliamo sulla barca che ci trasborda su quella veloce. Il taxi anche dividendolo per 4 costa troppo quindi lo prendiamo solo per arrivare a Pasir Patch da dove parte bus per Kuala Terengganu. Qui con altro bus locale raggiungiamo Marang dove del porto punteggiato di pittoreschi pescherecci non resta più niente perché stanno costruendo una diga. E’ rimasta solo la torretta dalla quale si vede l’isola di fronte di Kapas che noi non raggiungeremo. Tornati  a Kuala Terengganun dove fortunatissimi dopo 5minuti prendiamo bus per Cherating. Il bus impiega 3ore e mezzo per arrivare. Scendiamo sulla strada principale ed è già buio. Senza i 2ragazzi kenioti e quello tedesco avremmo faticato un po’ a trovare alloggio e soprattutto non ci saremmo mai fermati al Coconut  Inn per il proprietario che era un po’ pazzo! Il bungalow è molto carino ed è vicino la spiaggia.

 

02  AGOSTO   venerdì

Colazione sulla spiaggia di Cherating. La spiaggia è grande con un bel mare e fa strano in una così bella spiaggia non vedere ombrelloni sdraio e turisti; gli italiani farebbero miliardi! C’è una bella atmosfera… Partiamo per Kuantan e nel bus locale troviamo due belgi con i quali divideremo poi il costo del taxi per il terminal dei bus. Prenotiamo il bus per Singapore al prezzo di 20 ringht ciascuno. Partirà alle 22.30 per arrivare a destinazione alle 05 del mattino. Prendiamo il bus che ci porta al piccolo villaggio di Panching  e pagando 2ringht ciascuno dei ragazzini ci portano in moto alle Grotte di Charas che si trovano all’interno di un affioramento di calcare che si erge a picco fra le piantagioni di palme circostanti. Queste grotte devono la loro fama a un monaco buddhista thailandese che circa 50anni fa venne qui per meditare. Per raggiungere l’ingresso alle grotte bisogna salire una ripida scala esterna. Nella grotta più interna sono state scolpite, nella roccia viva, la statua di un Buddha disteso lunga 9m e altre figure buddhiste. Dopo 1ora, alle 15 come d’accordo ci vengono a prendere i ragazzini con la moto. Questi 4km di strada è tutta di palme e fa caldo! Prima di riprendere il bus per la città mangiamo in un locale sulla strada. A Kuantan è carina la moschea del sultano Ahmad I che ha le cupole azzurre. Passeggiata sul lungofiume dove c’è un’intensa attività ma piove e ci fermiamo a mangiare in uno dei tanti locali. Ci sistemiamo prima di partire per Singapore. Il biglietto costa 20ringht il ritorno 11dollari di Singapore!

 

3   AGOSTO    sabato    Singapore

Arriviamo a Singapore alle 5 del mattino. Lasciando la Malaysia le pratiche di frontiera sono veloci. Per il visto di Singapore, invece, dobbiamo metterci in coda. Quando arriviamo nella “città del leone” non abbiamo moneta locale ma per fortuna l’autista del bus ha pietà dei nostri bagagli e ci fa salire. Percorriamo Beach Rd  e ci fermiamo nei pressi del Raffles Hotel. Le guest hause sono full . Lasciamo i bagagli al Lee Traveller’s Club per tornare dopo le 9.30 quando si liberano le camere. Esploriamo Little India con i suoi templi, le shop-houses , e il grande mercato Zhujiao Centre che si trova in un moderno edificio. Questo mercato è  uno dei più animati della città, dove si vendono tutti i tipi di frutta e di verdura oltre alla carne e al pesce. Molto numerosi sono i venditori ambulanti con le loro bancarelle di cibo indiano. Al piano superiore altre bancarelle vendono una gran quantità di abiti e di oggetti di uso quotidiano. Nella via Jalan Besar, l’influenza indiana non è altrettanto avvertibile; le vecchie case a schiera dai colori pastello, con ricchi stucchi e piastrelle di ceramica, sono molto belle. Qui c’è un edificio che piace molto a Ruggero: la banca! Cambiamo i soldi  e finalmente si può fare colazione…nel ristorante indiano vicino alla nostra guest house. La nostra stanza è al 4° piano di un grande edificio, ha l’aria condizionata e il bagno è fuori in comune con altre stanze che fanno parte di un unico appartamento.. Dopo aver fatto una doccia e riposato, usciamo. Siamo  vicinissimi al mitico Raffles Hotel famoso per il suo lusso orientale, proclamato dal governo ‘patrimonio culturale’ della città. Entriamo. L’hotel merita una visita  così come il museum dove tra le cose sono esposte vecchie cartoline. Ci avviciniamo a Chinatown dove forse la cosa più interessante di questo quartiere sono le shophouse (case-bottega), tradizionali abitazioni dei commercianti dagli occhi a mandorla, riportate al loro antico splendore da sapienti restauri. Dopo lo spuntino camminiamo fino a una fermata dell’incredibile metropolitana singaporese. Efficientissima, pulita, completamente air-conditioned, la MRT è  una delle tante meraviglie della città. La nostra destinazione è Orchard  Rd, la mecca dello shopping. Questa strada è un trionfo di faraonici centri commerciali. Riprendiamo la metropolitana per fare una puntata al Boat Quay, l’animatissimo lungofiume che fronteggia il Colonial Distrect. In questa zona ci saranno almeno una cinquantina tra bar e ristoranti e, ciononostante trovare un posto ai tavolini all’aperto è un’impresa. E comunque sarebbe troppo costoso per noi. Dietro questi locali ci sono gli altissimi grattacieli. Passeggiamo tra i due ponti: Elgin Bridge e quello pedonale Anderson Bridge. Ho i piedi a pezzi! Ruggero ha pietà e mi fa prendere il bus. Scendiamo alla fermata dell’Hotel Raffles, mangiamo indiano a due passi da Willy’s.

 

4 AGOSTO  domenica   Singapore

Piove. Ci alziamo e facciamo colazione nel solito ristorante indiano. Andiamo verso BUGIS, la fermata della metropolitana, e nella piazzetta c’è una bella fontana con giochi d’acqua. Scendiamo alla fermata  Raffles Place. Ci fermiamo a vedere ancora una volta le diverse sculture che ci sono sulla riva del fiume e poi andiamo alla foce del fiume dove è situato il simbolo turistico di Singapore, il Merlion, la statua metà leone e metà pesce da cui sgorga acqua. E’ in restauro. Anche se piove continuiamo il nostro giro nei pressi del Raffles Landing Site, dove si erge imperiosa vicino all’acqua la Raffles’ Statue, situata più o meno nel punto dove Raffles mise piede per la prima volta sull’isola di Singapore. Arriviamo ad ammirare la parte più nobile della città, il cosiddetto Colonial Distrect, con il Padang, un bellissimo prato incorniciato da candidi edifici neoclassici. Nella vicina Cattedrale di St. Andrew c’è un matrimonio.  Ci dirigiamo verso Fort Canning ma prima vediamo il più vecchio edificio pubblico della città: il Parlament House, un edificio molto particolare per le sue finestre con serramenti dai bei colori. Alla collina di Fort Canning, si può godere di una bella vista sulla città. Ci sono bei alberi e il verde è curato. E’ rimasto poco delle storiche costruzioni che sorgevano un tempo sulla collina: oggi vi è un gradevole parco con un vecchio cimitero cristiano pieno di lapidi con i loro intensi racconti di coloni pieni di speranza, morti giovani. Ci dirigiamo verso il Tempio di Kuan Yin situato in Waterloo St: E’ uno dei templi cinesi più noti, anche perché Kuan Yin è una delle divinità più venerate. Nonostanre risalga solo al 1982 nella sua forma attuale, i fiorai e gli indovini che vi sostano davanti ne fanno uno dei templi più vivaci di Singapore. Mangiamo cinese in un self service e poi ci avviciniamo al quartiere Arab  St centro musulmano. Visitiamo la Sultan Mosque, il punto dove si ritrova la comunità musulmana di Singapore, è la più grande e frequentata moschea della città. Giriamo tra le vie alcune con negozi di stoffe che vendono batik, sete e più semplicemente stoffe per sarong o camicie, altri vendono oggetti d’artigianato. Arriviamo alla Hajjah Fatimah Mosque fatta costruire da una donna malese e dichiarata monumento nazionale. Nel giardino un gruppo di uomini sono seduti sull’erba. C’è una bella atmosfera. Arriviamo all’Istana Kampong Glam. L’istana (palazzo) era la residenza del sultano costruita nel 1840; l’area è la sede storica dei sovrani malesi qui residenti prima dell’arrivo di Stamford Raffles. La zona è in restauro. Arriviamo alla bella piccola moschea coperta di tegole azzurre: la Malabar Muslim Jama-Ath Mosque. Dietro vi è il vecchio cimitero di Kampong Glam, dove si dice che i sovrani malesi siano sepolti fra gli alberi di frangipani e le palme di cocco Molte tombe sono in rovina e appaiono coperte d’erbacce, ma le più recenti sono ben curate, come dimostrano i pezzi di stoffa posti sulle lapidi. Ci ritroviamo sul quartiere indiano in particolare andiamo sui vicoli intorno a Desker Rd, dove ci sono dei bordelli infami. File di stanze allineate simili a fortini fiancheggiano il vicolo e una continua processione di uomini vaga su e giù. E’ tutto piuttosto squallido ma vivace, e i coffee shop con i tavoli all’aperto qui fanno ottimi affari. Oggi è domenica e nei dintorni di Jalan Besar  ha luogo un vivace mercato delle pulci dove si vende di tutto, dalle scarpe vecchie ai chip dei computer, ai pezzi di ricambio delle motociclette. C’è di tutto mancano solo le donne e i cani! In un campo vicino uomini stanno seduti sull’erba aspettando uno spettacolo di canti. Sono molti e non c’è neanche una donna…loro come si divertono? Torniamo Lungo il Singapore River nella zona Clarke Quay molto frequentata piena di luoghi dove si mangia, dalle bancarelle che vendono cibo ai bar dove si beve vino. Sul fiume vi sono anche dei ristoranti galleggianti. Mangiamo in Chinatown, altro giro a Orchard Road e poi a “casa” dopo esserci persi un po’! Se si dovesse riassumere Singapore in una sola parola, bisognerebbe dire semplicemente che è perfetta.

 

5  AGOSTO  lunedì   Melaka

Ci alziamo alle 6.30 e lasciamo questa città dove sanno costruire fontane anche sopra le strade e dove ci sono tanti divieti. Partenza alle 8 con Bus Express (11 $ di Singapore, a testa) e arriviamo a Melaka alle 12.30. Il paesaggio non è particolarmente bello estensioni di palme da olio e altra vegetazione.

Melaka è la città più interessate della Malaysia dal punto di vista storico. Dominata da molte potenze europee (per più di 100 anni portoghese, poi per 150 olandese e infine inglese), reca ancora testimonianze della loro presenza, come ad esempio il centro cittadino in gran parte olandese. È un luogo di intricate viuzze e antiche botteghe cinesi, vecchi templi e cimiteri cinesi, e tracce nostalgiche delle potenze coloniali. Città piccola, facilmente girabile a piedi, fatta di case caratteristiche in stile portoghese ed edifici di mattoni rossi di stampo olandese, anche se da lontano si vedono grandi complessi residenziali.

Lungo le strade del centro storico ci sono ancora le fogne a cielo aperto come si usava una volta, con la strada rialzata al centro; ma non danno fastidio e si inseriscono abbastanza bene nell’atmosfera della città.

Chinatown è una zona affascinante con case tipiche cinesi, dalle porte nere con tipiche decorazioni color oro. Visitiamo il tempio di Cheng Hoon Teng (il tempio delle nuvole sempre verdi), il tempio cinese più antico della Malesia; sul tetto dai colori vivaci sono raffigurate le consuete figure mitologiche: dopo aver varcato i massicci portali in legno duro ci si trova di fronte ad un interno altrettanto decorato e variopinto. La torre cerimoniale del tempio svetta oltre le vecchie case di questa zona della città.

Il museo marittimo si trova dentro una gigantesca copia di una nave portoghese: simpatico. Vicino si trova il Royal Malaysian Navy Museum che ospita i resti di una nave affondata; dentro, tra le descrizioni dei grandi navigatori di tutti i tempi, c’è anche quella di C.Colombo, al ruolo del quale viene data un’importanza notevolmente ridotta rispetto a quella data da noi occidentali.

Visitiamo anche Town Square e Bukit St. Paul – in rovina da oltre 150 anni con all’interno belle lapidi olandesi- da dove si gode di una bella vista e si trova una statua in marmo di Francesco Saverio. Curiosa la storiella che T. Terzani ha raccontato nel suo bel libro “Un indovino mi disse”  riguardo a questo Santo.

 Ai piedi di St. Paul è stata costruita una copia in legno del palazzo del sultano di Melaka. L’edificio ospita il Muzium Budaya, dove sono esposti vestiti e oggetti tradizionali. Ci sono inoltre dei manichini in costuma che rappresentano i vari gradi della gerarchia ai tempi del sultano.

Verso l’ora del tramonto ci portiamo, con una passeggiata di circa 20 min, alla Bukit China. Con le sue 12000 tombe disseminate su una collina di 25 ettari è il più grande cimitero cinese all’infuori della Cina. I cimiteri cinesi sono spesso costruiti sui fianchi delle colline che proteggono le tombe dai venti maligni e nello stesso tempo consentono agli spiriti di vedere cosa fanno i loro discendenti giù in basso.

Con sorpresa vediamo che fra le tombe i cinesi non vanno a pregare ma a correre, fare ginnastica, passeggiare e giocare. Un modo bellissimo di vivere il cimitero e di onorare i defunti!

Nella passeggiata che ci riporta al centro città, abbiamo l’occasione di vedere alcune case di periferia nello stile tipico di Melaka: due case in legno con veranda su palafitte affiancate l’una all’altra con l’unico ingresso a scalini posto fra le due case. Sotto, tra i pali che sorreggono le case, c’è di tutto: galline, bambini che giocanoi in mezzo al fango, motorini parcheggiati, ecc.

Troviamo da dormire in un albergo vicino alla stazione degli autobus (30 ringgit), così da essere pronti alla partenza delle 5.30 dell’indomani.

Nella camera d’albergo c’è la freccia sul soffitto che sta ad indicare la Mecca, cosa abbastanza comune da queste parti. Ma la cosa particolarmente strana erano i rumori notturni difficilmente spiegabili, soprattutto da chi, come me, ha letto le storie di Terzani sui fantasmi di Melaka, appena prima di addormentarsi…

 

6   AGOSTO  martedì   Cameron Highlands

Ci si alza alle 5.00 per prendere il bus per Kuala Lumpur alle 5.30. A Kuala Lumpur prendiamo il bus alle 9.00 per le Cameron Highlands (20 RM per le due tratte). Arriviamo a Tanah Rata,la principale cittadina delle C. H., alle 13.00. Ci aspetta, come sempre, un pulmino che ci porta alla Father’s Guest House. Ha delle capanne simili a bunker ma comode e pulite (20 RM per la stanza). Fa un po’ fresco, è l’unica volta del viaggio che metto i jeans e una felpa.  Mangeremo qui la sera: si respira aria buona, non solo per i suoi 1500 m di altitudine, ma per la simpatia dei turisti che ti fa sentire come a casa tua. Alle 14.00 parte il tour per giro delle C. H. (20 RM) con piantagioni e lavorazioni del thè, coltivazioni di rose, casa delle farfalle e delle api. Alle 18 torniamo.

Ceniamo e dopo la solita passeggiata, tra l’altro poco interessante per la città, andiamo a letto. Anche qui, come nel resto della Malesia, non si usano coltelli, ma solo cucchiai e forchette.

Il giro alle Cameron Highlands non ci è piaciuto: troppo turistico e poco interessante. Si poteva tranquillamente evitare.

 

7   AGOSTO  mercoledì  Ipoh – Kuala Kangsar

Prendiamo autobus alle 8.00 per Ipoh (20 RM). Lasciamo gli zaini ai gabinetti della stazione: il deposito bagagli! Prendiamo l’autobus 66 per il tempio Sam Poh Tong con il laghetto e le numerose tartarughe. Vicino a questo ci sono altri due templi che hanno l’aspetto del Luna Park. Andiamo quindi in centro, che non ha niente di interessante se non il fatto di essere gli unici turisti; mangiamo sulla bancarelle con la gente locale e in compagnia di molti gatti. Come spesso succede non ci si capisce e l’unico modo di scegliere il cibo è copiare dai tavoli vicini.

Dopo aver ritirato i bagagli prendiamo il bus n° 141 per andare al tempio Perak Tong (che è sulla strada per Kuala Kangsar): grande e imponente complesso di grotte e caverne con dipinti eseguiti da artisti provenienti da ogni parte del sud est asiatico. Si sale per 400 scalini attraverso le grotte; dall’altro si vede un bel panorama se si ignorano le fabbriche sottostanti.

Riprendiamo il nostro bus e nel pomeriggio si arriva a Kuala Kangsar. Viaggio di un’ora su un bus scassatissimo: bello! Con una bella camminata lungo il fiume, al tramonto, visitiamo la bellissima moschea Ubadiah, precluso l’interno ai turisti. Proseguiamo e vediamo l’Istana Iskandariah: il maestoso e opulento palazzo del re il cui stile art dèco si abbina a motivi islamici.  Beviamo un thè in una baracca di fronte al palazzo. Torniamo in centro appena in tempo per prendere il bus delle 20.30 per Taiping dove arriviamo dopo un’altra ora di viaggio.

Classico problema per albergo sporco (gli alberghi sono generalmente più sporchi delle guest hous). Rifiutiamo il Peking Hotel perché un po’ costoso (40 RM) per la pulizia che offriva, ma dopo aver provato l’indecenza e le prostitute del Swiss Hotel, ritorniamo con la faccia tosta di chi è disperato e stanco al Peking Hotel. Ceniamo al mercato alimentare.

Conclusione: bellissima giornata in mezzo alla gente e lontano dai classici itinerari.

 N.B.: se nell’albergo trovate un cartello che dice “qui non ci sono prostitute”, potete star certi che ci sono!

 

8  AGOSTO  giovedì  Taiping- Butterworth-Thailandia

Ci alziamo con tranquillità, giro della città e passeggiata al Lake Garden, forse l’unica cosa interessante della città. Temporeggiamo, aspettando che il ventilatore nella camera asciughi la biancheria lavata la sera prima. Prendiamo quindi un bus locale che in pochi minuti ci porta alla stazione degli autobus per Butterworth (di fronte al Penang). Partiamo alle 13 e arriviamo alle 14.30 (10 RM).

Alla stazione troviamo un cinese di Singapore che ci propone un taxi collettivo per Hat Yai, da dove potremo prendere il treno per tornare a Bangkok, assicurandoci che non ci sono altri bus che partono per la Tailandia fino all’indomani mattina. Lui pagherebbe la metà del viaggio poiché ha un sacco di scatoloni nel bagagliaio… che cosa conterranno? La stanchezza  ci convince ad accettare. Costo totale taxi, 140 RM: 70 lui e 35 a testa noi due.

Passiamo la frontiera tranquillamente e lungo il tragitto il cinese ci dice che dovrà fare una deviazione per consegnare delle scatole ad un monastero buddista, ma ci assicura che riusciremo a prendere il treno per Bangkok che parte nel pomeriggio. Anche se perplessi non ci resta che accettare. 

La deviazione è molto simpatica, il monastero è nuovo e sta sorgendo in mezzo ai campi alcune decine di chilometri prima di Hat Yai. Ci viene offerto un thè dai monaci e poi si riparte. Arriviamo alla stazione dei treni alle 17.30 malesi, che in Thailandia corrispondono alle 16.30, 10 minuti prima della partenza del treno. Riusciamo a trovare una cuccetta in seconda classe (555 Bath). 

Ceniamo sul treno con cibo preconfezionato fatto di riso e carne (110 Bath). Bellissimo il paesaggio al tramonto, con risaie, fiori di loto e case isolate. C’è un po’ di confusione ma si dorme comunque bene.

 

 

I FRUTTI MALESI: una vera sorpresa, sono buonissimi e costano pochissimo.

 

Mangostano (Garcinia mangostana, mangosten in inglese): uno dei più squisiti frutti tropicali, ha le dimensioni di una piccola arancia o di una mela. La sua buccia di color porpora intenso si rompe facilmente con le mani per rivelare la polpa bianchissima, a spicchi come un’arancia, ma dal sapore agrodolce paragonabile ad un misto di fragola ed uva. Si dice che la regina Vittoria avesse offerto una ricompensa notevole a che le avesse portato un mangostano intatto dall’oriente. La stagione di maturazione di questo frutto va da giugno a settembre. Senza dubbio il frutto migliore.

In Malesia costa pochissimo e viene offerto alle fermate dei treni o per la strada. In Italia si vede talvolta in certi negozi a prezzi altissimi. Ne abbiamo mangiato alla nausea, soprattutto sul treno del Taman Negara.

 

Rambutan (Nephelium lappaceum): il nome malese significa “spinoso” ed è decisamente appropriato. Hanno dimensioni simili ad una grande noce e sono ricoperti da morbide spine rosse. Uno volta sbucciato assomiglia molto ai Litchi e ha una polpa fresca e appetitosa attorno ad un nocciolo centrale. La stagione del rambutan va da giugno a settembre. Si trova facilemnte come il mangostano anche alle fermate dei treni e degli autobus.

 

Durian (Durio zibethinus): il più infame frutto della regione ha forma ovale ed è lungo dai 20 ai 25 cm. Il durian è tristemente noto per il suo odore terribile, una puzza così forte che i neofiti spesso sono costretti a tapparsi il naso mentre lo assaggiano. Questo frutto emette un tale puzzo da fogna da essere vietato in molti alberghi malesi e nei bus di Singapore. E’ un odore così diffuso che conviene abituarsi, può essere paragonato a quello del gelato alla cipolla. E’ un frutto pregiato e costoso, tanto che ci sono dei veri e propri buongustai che l’assaggiano prima dell’acquisto. Il motivo di tanto sadismo? Il durian è considerato un potente afrodisiaco, infatti non ho mai visto una donna mangiarlo.

Matura da giugno ad agosto e da novembre a febbraio.

 

Starfrui: (carambola o frutto a stella): le fette di questo frutto hanno sezione a stella e da questa particolarità deriva il nome. Il frutto a stella è di colore traslucido giallo- verde e ha una polpa croccante, fresca e di sapore acquoso. Non è particolarmente buono. Si trova tutto l’anno.

 

Altri frutti: oltre al mango e alle banane, si trovano ovunque degli ananas e delle angurie già tagliati a fette e messi in un sacchettino, pronti per essere mangiati freschi, mentre si cammina per strada. Il prezzo è irrisorio: 500 lire per mezzo ananas già tagliato.

 

 

9  AGOSTO  venerdì  Bangkok

Arriviamo alle 11 alla stazione di Samsen di Bangkok e con bus andiamo a Khao San Road. Appoggiamo gli zaini nella portineria della nostra precedente guest house, senza prendere la camera e andiamo in giro per la città per decidere come e quando partire per il nord. Decidiamo di andare verso nord con il treno delle 22.00, perché gli orari degli autobus non coincidono con le nostre scelte di fermarci Phitsanulok.

Visitiamo l’importante Wat Arun (20 Bath)– molto bello- dall’altra parte del fiume, non lontano dal palazzo del re e da Khao San Road. La passeggiata per andare e tornare e il battello per attraversare il fiume sono molto belli. Vicino a Khao San Road ci sono delle bancarelle che vendono guide della Lonely Planet più o meno recenti; compro quella dell’Asia in pillole –versione inglese – a 160 bath. Successivamente comprerò quella della Thailandia in italiano del ’99.

Torniamo verso le 18 alla guest house dove, pagando (20 Bath) chiediamo di farci la doccia. Con il taxi (60 Bath in due) andiamo alla stazione dove, sorpresa!, ci sono solo  biglietti di terza classe! Li prendiamo (109 Bath) –non abbiamo alternativa- e lasciamo gli zaini all’agenzia statale TAT dietro la stazione. All’agenzia sono gentilissimi, ci offrono da bere e ci spiegano che l’affollamento ai treni è dovuto alla festa per il compleanno della regina. Ceniamo in una baracca davanti la stazione (60 Bath).

La terza classe si rivela un incubo! Seduti e stipati, in un caldo infernale con gente dappertutto, anche in W.C. Era ovviamente impossibile andare il bagno. Arriviamo alle 5.30, quasi puntuali, alla stazione di Phitsanuluk.

 

10  AGOSTO  Sabato  Sukhothai – Chiang Mai

Alla stazione dei treni, prima di prendere il bus per Sukhothai – 30 bath, 1 ora di viaggio-  conosciamo Alexia, una ragazza francese che stava girando l’Asia sola, da alcuni mesi. Alexia parlava bene l’italiano perché in Italia c’era stata per alcuni anni. Non era il suo primo lungo viaggio; anche lei usava un sistema tipico del nord Europa. Lavorare alcuni anni e poi licenziarsi, girando il mondo finché non avrebbe finito i soldi. Nei loro Paesi non è difficile trovare lavoro una volta tornati a casa.

Con Alexia visiteremo tutta Sukhothai in bicicletta (20 bath per il noleggio bici + 160 per l’ingresso), circa tre ore, e pranzeremo prima di prendere l’autobus per Chiang May alle 13.30 (171 bath). A Chiang Mai arriveremo 6 ore dopo. I soliti procacciatori ci portano alla The Royal Guest House (250 Bath in due); ha la piscina, le moto da noleggiare ed è pulita. Ottima!

 

11  AGOSTO  Domenica  Pai

Lasciamo alla receptions della The Royal Guest House i passaporti per avere il visto per il Laos (1200 bath); verranno fatti in due giorni, in tempo per riaverli al ritorno dalle donne giraffa. Prendiamo il bus per Pai (60 bath), è stipatissimo e piccolo. Non c’è posto e Paola è seduta vicino all’autista che, quando mette le marce basse, le sbatte il cambio sulle gambe. In alto, sui passamano dei bus ci sono dei sacchetti che servono per chi vomita. Vomitano tutti, come se fosse naturale, anche appena partiti. Finito di vomitare ricominciano a mangiare; ma sono discreti: cercano di non vomitarti proprio in faccia.

Arriviamo alle 13 a Pai e alloggiamo all’ottima Charlie’s House (250 bath in due) perché ha belle zanzariere alle porte e alle finestre (il nord della thailandia è zona malarica, soprattutto nelle zone rurali). Noleggiamo la moto (150 bath in due) e andiamo verso la cascata indicata nella guida   La vallata è spettacolare. Alcune donne per strada ci fanno capire che hanno del fumo da vendere. Alla cascata una donna e due bambini si stanno lavando i capelli nel torrente, mentre un uomo dai vestiti colorati e caratteristici e con il coltello lungo attaccato alla cintura tipo Sandokan, lascia un attimo il taglio di un albero per avvicinarsi e chiederci anche lui se vogliamo fumo. Per strada incontriamo pure dei turisti volonterosi che vogliono arrivare alla cascata a piedi – da Pai  saranno 4/5 km!-.

Molto bella è la deviazione verso il villaggio lahu di Nam Tok Maw Paeng, a 8 km da Pai e sulla strada per la cascata. Bellissimo vedere le donne tornare dai campi con i loro vestiti caratteristici e figli al seguito. Arrivati al villaggio su una lunga strada sterrata, siamo solo noi. Ci sono dei bambini che giocano e altre donne che accudiscono i figli fuori dalle capanne in legno su palafitte. Nei cortili gruppi di uomini e donne lavoravano la verdura. Stupendo villaggio e stupenda l’atmosfera e la gente. 

Torniamo che è quasi bui a Pai, consegnamo la moto, andiamo a cena (100 bath in due). Preleviamo contante con il bacomat, circuito CIRRUS.

Pai merita – forse anche di più di Mae Hong Son-.

 

12  AGOSTO   Lunedì    Mae Hong Son

Partiamo la mattina presto (60 beth per bus) per Mae Hong Son, il centro vicino ai villaggi delle donne giraffa. Il viaggio è molto bello, la strada è piena di curve ma dal finestrino si vedono simpatici villaggi e tanta vegetazione. Arriviamo alle 12 e dopo un po’ di indecisione prendiamo una stanza alla Joe Guest House (200 bath per due), l’unica di quelle che abbiamo visto a non avere buchi sulle zanzariere delle finestre: siamo in piena zona malarica e non è il caso di scherzare. La camera è anche carina ed è vicina al lago al centro del paese.

 Noleggiamo la moto (150 bath in due) e cominciamo a chiedere la strada per il villaggio Nai Soi delle donne giraffa a circa 30 km di distanza (utile allo scopo un cartolina con la loro foto da far vedere ai contadini lungo la strada per farsi indicare la direzione). Bellissimo il paesaggio con sprazzi di sole attraverso le nuvole che danno ai campi un colore stupendo. Ogni tanto ci fermiamo lungo la strada a vedere il paesaggio o i contadini al lavoro. Tentiamo di prendere delle banane da un albero, ma non sono ancora mature.

Minaccia pioggia.

Dopo il guado di due fiumi e una strada sterrata piena di buche arriviamo al villaggio, piove bene e aspettiamo sotto una baracca prima di entrare.

L’ingresso costa 250 bath a testa, il villaggio è bello ma troppo turistico. Le donne giraffa sono lungo la strada con bancarelle di souvenir per i turisti. Delle bambine si puliscono gli anello di bronzo al collo con una spugna abrasiva e del detersivo.

200 metri oltre il villaggio delle donne giraffa c’è un insediamento kayah e, sorpresa, una chiesa cristiana!!

Torniamo gustandoci il paesaggio lungo la strada. Ceniamo in città con pizza (200 bath in due). Dopo cena, sempre di fronte al lago e pochi metri prima della nostra guest house, ci sono due templi in stile birmano; malgrado l’ora tarda è aperto il Wat Jong Klang con alcuni dipinti su vetro che rappresentano scene jataka, risalenti a 100 anni fa. Ma in questo tempio ci sono molte aree che sono proibite alle donne, fatto abbastanza consueto nei templi buddhisti birmani/shan.  Andando via la mattina successiva ci rendiamo conto che i dintorni di Mae Hong Son, che il giorno prima non avevamo potuto vedere per il brutto tempo, non erano poi così male e forse meritavano una visista.

 

13  AGOSTO   Martedì    Chiang Mai

Prendiamo un pulmino veloce da 12 posti (200 bath), tipo ‘avventure nel mondo’, con vetri oscurati che non permettono di vedere bene i colori del paesaggio assolato; ma alle 14 siamo già al The Royal Guest House di Chiang Mai. Ritiriamo la biancheria lavata (75 bath in due) e i nostri passaporti col visto per il Laos.

Andiamo in giro per la città a piedi e visitiamo il Wat Phra Sing, poi andiamo al Wat Chiang Man che però è già chiuso (ci torneremo domani).

La sera facciamo un giro per il bazar notturno dove ceniamo in un self service (200 bath in due), allietati da uno spettacolo di danza locale. Facciamo delle ‘voluminose’ spese –un cesto- che ci porteremo in mano per il resto del viaggio.

 Lungo la passeggiata che porta al bazar ci sono diversi travestiti e prostitute lungo il marciapiede; un fenomeno che non abbiamo notato altrove.

Infine internet (75 bath) e una telefonata a casa (45 bath).

 

14  AGOSTO   Mercoledì    Chiang Mai

Dormiamo fino a tardi: finalmente. Noleggiamo la moto nella nostra Guest House (190 bath in due) e visitiamo il Wat Chiang Man, il più antico della città, risale al 1296. Ha due piccoli buddha in marmo ed uno d’argento.

Fuori dal tempio ci sono delle donne che vendono degli uccelli in piccole gabbie, simili a passeri: comprarli e liberarli funziona da portafortuna. Non lo facciamo per non alimentare questa poco simpatica usanza.

Una cosa strana che ci colpisce dentro questo tempio è la presenza di un monaco sdraiato mentre guarda la televisione e vende souvenir ai turisti. Un po’ come entrare dentro una delle nostre chiese e vedere il parroco che guarda la televisione. La ‘tranquillità’ della loro religione permette anche questo.

Facciamo poi un bel po’ di strada (16 km) per salire al Doi Suthep, una vetta alta 1676 metri. Vicino alla cima c’è il Wat Phra That Doi Suthep, costruito nel 1383 ed uno dei templi più sacri della Thailandia settentrionale. Dalla cima si gode lo splendido panorama di Chiang Mai. All’interno del monastero si trova un bellissimo chedi in stile lanna, rivestito di rame e sormontato da un ombrello a cinque ordini.

Proseguiamo la salita e dopo 4 km troviamo il Phra tammak Phu Phing, una delle residenze invernali della famiglia reale i cui giardini sono aperti al pubblico ma noi non li visitiamo.

Due km dopo la residenza siamo in cima alla montagna e la strada comincia a scendere. Altri 4 km dopo si arriva al villaggio di una delle tribù delle colline, gli Hmong. È un villaggio decisamente turistico, ma ne vale la pena visto che non avremo tempo di visitare altri villaggi della zona. Alla fine del villaggio c’è un museo locale una specie di giardino botanico dove si possono vedere sia piante di marjuana che di oppio.

Torniamo in città con tranquillità e gustandoci, come sempre, il paesaggio. È pomeriggio, e un po’ tardi, decidiamo comunque di andare a Lamphun in moto. All’uscita della città ci fermiamo a vedere un grande mercato poi, lentamente per paura di incidenti,  ci portiamo verso Lamphun. La strada è molto frequentata e inquinata: ogni chilometro un anno di meno! Talvolta ci fermiamo per vedere i grandi templi che si incontrano per strada. Dopo un’ora arriviamo: il sole sta per tramontare. Visitmo il Wat Chama Thewi e poi il Wat Phr That Hariphunchai –enorme, uno dei più vecchi, con due leoni birmani all’ingresso- con tantissimi campanelli che tintinnano nel vento (ne ho anche comprato uno per ricordo).

All’interno c’è un enorme tappeto rosso con i monaci distesi che guardano la televisione – come in tante altre parti-.

I templi sono sfarzosi all’esterno, ma all’interno sono abbastanza semplici: immagine del buddha e cadele sotto; poi una grande sala vuota e rossa di tappeti. Sui muri interni scene della vita del buddha. A differenza dei templi taoisti cinesi che sono molto sfarzosi dentro.

Infine giro tranquillo per il piccolo paese, spuntino al volo e ritorno a Chiang Mai che è già buio inoltrato.

Consegnamo la moto e andiamo di nuovo a farci un giro al bazar per cena (70 bath) e spese. Dopo il solito collegamento a internet (70 bath) per accordarci con i due nostri amici che ci aspettano al confine con il Laos, andiamo a letto.

N.B. normalmente è possibile usare il telefonino e mandare SMS da tutti i luoghi della Thailandia, ma in qualche piccola zona non c’è la copertura. Gli SMS hanno un costo decisamente contenuto, intorno alle 0,3 euro l’uno, ma le telefonate con il cellulare è meglio dimenticarsele: circa 3 euro al minuto!   

 

15  AGOSTO   Giovedì    Chiang Saen – Chiang Kong

ci alziamo presto, un furgoncino ci porta alla stazione degli autobus dove dovremmo prendere quello per Chiang Kong alle 6.30; sorpresa: l’autobus parte alle 7.45 e dovremo cambiare a Chiang Rai. Così facciamo (200 bath a testa da Chiang Mai a Chiang Rai). Alle 11 siamo a Chiang Rai, dove non ci fermiamo solo perché abbiamo un appuntamento alla sera a Chiang Khong con Massimiliano e Anahi. Prendiamo al volo l’autobus (25 bath per 60 km) e alle 13.30 siamo a Chiang Saen, lungo il Mekong, sul triangolo d’oro.

Noleggiamo una moto (100 bath per il noleggio e 30 per la benzina, in due) e prima di andare verso il punto centrale del trinangolo d’oro chiediamo informazioni per l’autobus della sera verso Chiang Khong: non ci sono autobus e l’ultimo songthaew per Chiang Khong parte verso le 15!!!! Come fare? Nessuno parla inglese e ci si deve capire a gesti. Una cosa comunque è certa, se si vuole andare a Chiang Khong bisogna pagare profumatamente un mezzo privato, sperando che ci sia. Decidiamo di rimandare il problema a dopo e di andare a fare il nostro giro. C’è un bel sole.

Partiamo verso nord, fiancheggiando l’impressionante Mekong, e dopo 9 km siamo a Sop Ruak, il centro ufficiale del Triangolo d’Oro, dove si incontrano Birmania, Laos e Thailandia. È una zona dove è, e soprattutto era, abbastanza diffusa la coltivazione  e la commercializzazione dell’oppio.  In realtà ora in queste zone i turisti hanno preso il posto dell’oppio come fonte principale di ricchezza. A Sop Ruak c’è una collina da dove si ha una bella vista della confluenza dei due fiumi e dei tre stati sulle rive opposte.

Degna di nota è la House of Opium, un piccolo museo che contiene un’esposizione storica relativa alla cultura dell’oppio.

Lungo la strada del ritorno ci fermiamo a guardare i contadini al lavoro. E prima di ritornare a Chiang Saen giriamo a destra per salire al Wat Phra That Chom Kitti, dove ci coglie un violento temporale ma da dove si vede anche un bellissimo arcobaleno che si tuffa sul Mekong: molto bella la vista da qui!

Tornati in paese e, recuperati gli zaini che nel frattempo avevamo “abbandonato” fuori da un negozio, ci viene offerto il trasporto con un furgoncino privato fino a Chiang Kong per la modica cifra di 400 bath (trattando riusciremo ad arrivare a 340, in due). Non avendo scelta e sapendo che gli altri due ci aspettano, accettiamo.

La strada è stupenda. Fiancheggia il Mekong ed è deserta: solo noi e l’autista. Peccato che siamo ormai all’imbrunire e non si possa vedere lo spettacolo che la poca luce ci lascia intravedere. Il tragitto è lungo, non si arriva più e ricomincia a piovere. Arriviamo alle 20 a Chiang Khong dove troviamo i nostri amici tutti bagnati che ci accompagnano alla loro guest house Ban Bim Khong.

La G. H. è nuova e gestita da due giovani e gentilissimi sposi, lui 30 anni,  lei 32 e incinta. Le camere sono piccole ma con il bagno e le zanzariere (200 bath in due). La cosa stupenda è che dalle stanze e soprattutto dalla veranda si domina il Mekong in tutta la sua bellezza: ma continua a piovere. È un po’ fuori dal centro del paese (che non ha niente da offrire) ma il padrone ci porta avanti e indietro gratis quante volte vogliamo.

Ceniamo lì, e bene (85 bath a testa). Poi a nanna.

   

16  AGOSTO   Venerdì     Chiang Kong- confine Laos- in barca a Pakbeng

colazione (75 bath a testa) e poi al molo con tuk tuk (25 bath in due). La barca che in due giorni ci porterà a Luang Prabang è sulla riva opposta del fiume a Huay Xai. Dopo il controllo dei passaporti al confine thailandese prendiamo il traghetto (20 bath a testa) passando sotto un arco con scritto: GATE OF INDOCINA. I traghetti che vanno da una parte all’altra del fiume sono tanti e pieni di lotiani che vengono a fare la spesa al mercato di Chiang Khong.

Dall’altra parte, Huay Xai, controllano il visto e timbrano il passaporto.

Sono le 9.15. Scopriamo che il traghetto lento (slow bord) parte tardi, alle 11 (ma guarda te, facevamo in tempo a venire la mattina stessa da Chiang Saen!!!) costa 460 bath a testa fino a Luang Prabang ma con fermata per la notte a Pakbang. Il traghetto veloce (1 giorno) costa 1000 bath a testa, ma dopo aver visto a che velocità sfreccia sul Mekong abbiamo deciso che quello lento è ottimo.

 Il traghetto ha le panche in legno, è appena coperto e ha delle tendine viola ai lati tipo Orient Express, da usare in caso di pioggia: le useremo. È pieno di simpatici e giovani turisti solitari (israeliani, francesi, americani, giapponesi, svedesi), parleremo e chiacchiereremo con tanti, una persona che ci è rimasta nel cuore e che reincontreremo spesso in Laos è stato Primerio: un insegnante di Roma che in solitaria ha viaggiato un mese nel nord del Vietnam e del Laos, su strade di terra battuta e villaggi molto isolati. Dice che il turismo ha trasformato questi luoghi, la popolazione del luogo vive con il turismo ed ha modificato la propria vita in funzione di esso. Continua dicendo che in India invece non è così, che pur essendoci anche lì molto turismo, questo non sembra aver modificato la vita sociale. Ci sono sì delle bancarelle per turisti anche in india ma questo non ha modificato in modo evidente la vita sociale come in Laos, in Thailandia e soprattutto in Vietnam. Sulla barca ci sono anche dei locali, ma non troppi.

Il viaggio è molto bello, su una barca così bassa che il Mekong si può toccare con le mani mentre si è seduti. Le due sponde sono disseminate di vegetazione e qualche villaggio che si intravede fra gli alberi. Le colline che scendono sul fiume hanno delle fantastiche tonalità di verde. Poi arriva la pioggia, si vede meno ma il fascino permane.

Arriviamo alle 17 a Pakbeng, un piccolo villaggio a metà strada da dove si ripartirà l’indomani mattina alle 9. Vaghiamo in cerca di una stanza: troviamo la Monsavan Guest House, un caseggiato in legno, ma con la doccia fuori e i servizi dall’altra parte della strada (100 bath in due). Le stanze sono piccolissime, 30 cm oltre al letto, ma hanno le zanzariere, il bagno no! … questa è zona ancor più malarica del nord Thailandia.

C’è ancora luce e facciamo un giro per il paese. Scopriamo che a Pakbeng ci si arriva anche via terra, attraverso una strada sterrata e piena di buche, ma per arrivare a Luang Prabang è sempre più veloce il fiume.

La via principale è sterrata e il paese finisce subito. Fuori, le case sono delle baracche sul fango, ma ai bambini non importa, sono tanti e giocano e ridono e sono contenti.

Salendo si arriva ad  un tempio buddista con le preghiere che sventolano dai pennoni e da dei fili stesi; bella la vista sul Mekong da qui.

Ceniamo (100 bath a testa) e poi a nanna.

 

17  AGOSTO   Sabato    Pakbang – Luag Prabang

Alle 6.30 della mattina vado a fare la pipì nel servizio che è al di là della strada. Vedo tre giovanissimi monaci con le loro tuniche arancioni e le caratteristiche pentole che camminano per la strada in fila indiana e dei laotiani, prevalentemente donne, che inginocchiati sul bordo della strada offrono una manciata di riso (con le mani) e altre cose da mangiare, ai monaci, inchinando la testa nel momento di donare. A volte le donne sono affiancate dai bambini. Il tutto si svolge in una atmosfera mistica e di assoluto silenzio. Andati via i monaci le donne continuano a pregare per un pò. Questa sarà una scena che vedremo anche a Luang Prabang e a Vientianee e comunque è presente in tutto il Laos.

Prima di salire nuovamente sulla barca facciamo colazione (60 bath a testa), poi si viaggia dalle 8 alle 15. Piove per quasi tutto il tragitto, le nuvole sono basse, tanto da coprire le colline che fiancheggiano il fiume. Fa piuttosto fresco. La barca si ferma diverse volte lungo il tragitto a caricare e scaricare gente e merce che era stata ammucchiata sotto le panche. Per l gente del villaggio la barca con i turisti è un’attrazione e si accumulano sulla riva per vederci, e non solo i bambini. Per festeggiarci alcuni bambini si lanciano dagli alberi e si gettano nel Mekong, sono nudi. Un’ora prima dell’arrivo passiamo vicino alle grotte di Pak Ou, che verremo a vedere domani.

Nasce una discussione sull’oppio (nel gruppo c’è una cannaiola esperta): l’oppio si ottiene dal papavero in modo grezzo e lo si fuma, ma a differenza della marjuana crea dipendenza; l’eroina è una polvere bianca, si ottiene da una lavorazione particolare dell’oppio.

Come Primerio ci aveva predetto, quando si arriva a Luang Prabang la città non si vede perché completamente immersa nel verde (e pensare che è la seconda città del Laos). Sono circa le 15 e pioviggina. Andiamo subito in cerca della camera e troviamo la Guest House Mekong per 200 Bath (in due), ma con bagno comune.

Luang Prabang è il gioiello del Laos, la città forse più antica meglio conservata del Sud-est asiatico. Dichiarata dall’UNESCO nel 1995 come bene mondiale.

Partiamo subito per un giro della città prima che faccia buio (siamo ai tropici e alle 18.30 è già buio, poi tenendo conto che piove…). Visitiamo il Wat Xieng Muan che ha una scuola d’arte per monaci. Poi ci fermiamo a bere la birra laotiana.

Luang Prabang è molto bella, ha tanto verde e sembra più uno dei nostri paesini di montagna piuttosto che la seconda città del Laos. Ha le case in stile coloniale francese e, sorpresa, c’è il pane e più precisamente le baguette francesi!! Erano più di trenta giorni che non vedevamo il pane. In città ci sono poche macchine, ma brulica di gente in bicicletta o in moto. Ci sono diversi bar e ristorantini per turisti, nonché negozi. Facciamo le fotocopie di una guida dei miei amici a 50 lire a foglio. Ci sono numerosi internet point dove si paga una cifra irrisoria. I telefonini qui non funzionano.

Piove. Torniamo a casa e andiamo a cenare nel ristorantino sotto l’albergo di Primerio. Cena piccante (100 bath a testa) e piacevole conversazione sotto la pioggia incessante.

 

18  AGOSTO   domenica     Luag Prabang e dintorni 

Sveglia alle 7. Ancora brutto tempo. Colazione occidentale (60 bath a testa) in uno dei tanti locali stile coloniale. Vediamo il mercato appena allestito, ci sono tante stoffe e batik. Visitiamo il wat Xieng Thong, il tempio più bello della città. Poi prendiamo la barca che avevamo contrattato il giorno prima per andare alle grotte Pak Ou (400 bath per 4 persone, più 50 bath a testa per l’ingresso alle grotte), dove arriviamo dopo circa un’ora e mezza.

Le grotte sono più belle fuori che dentro. Dentro ci sono solo degli anfratti bui con migliaia di piccoli Buddha disseminati.

Al ritorno, invece di accettare la sosta propostaci dal barcaiolo in uno dei villaggi probabilmente turistici lungo il Mekong, facciamo fermare la barca in un uno apparentemente piccolo e insignificante. Quello che invece vediamo è molto ‘bello’. La povertà e l’arretratezza in questo villaggio è allucinante, sembra di essere tornati all’era del fuoco: una cinquantina di persone fra donne, uomini e tanti bambini, vivono in baracche appena riparate dalla pioggia ma quasi senza porte. Il pavimento è fatto di terra e il cibo viene cotto su pentole appoggiate su pietre in mezzo alla capanna. Le donne sono giovani e dai bei lineamenti, vestite di colori vivaci. I bambini sono proprio tanti e qualcuno è magro con la pancia troppo gonfia, sembrava di vedere uno di quei documentari sui problemi alimentari dei bambini africani. Torniamo alla città, piove: monsone ladro!

Malgrado il brutto tempo saliamo in cima a Phu Si, la collina, (35 bath a testa) per gustarci la bella vista sul Mekong. Piove ancora e siamo completamente fradici. Ci fermiamo sotto una pensilina, bellissime comunque la vista sul Mekong. Sotto la pioggia c’è un via vai di barche a remi e non sul fiume. Qualche barca a remi sfida la corrente e risale il fiume con remate quasi inutili.

Con noi c’è un giovane monaco buddista che ci racconta un po’ della sue origini.  

Lui viene da uno dei tanti villaggi al nord del Laos ed è venuto qui a studiare le lingue, spagnolo e inglese, e farlo continuando ad essere monaco buddista è l’unico modo per chi non ha tanti soldi. Tutti i giovani devono fare per due anni il monaco; una specie di servizio religioso simile al nostro servizio militare… ma certamente molto più interessante. La sera piove un po’ meno, quasi niente, andiamo a cenare (60 bath a testa) con i nostri due amici, Anahi e max e due ragazze che abbiamo conosciuto in barca: una è italiana e sta girando il mondo da 9 mesi, l’altra è australiana e si sono incontrate per strada. Condivideranno il loro viaggio per un po’ di tempo.  

  

19  AGOSTO   lunedì     Luag Prabang e dintorni 

ci alziamo alle 5.30 per vedere i monaci in giro per la città, li seguiamo per oltre un’ora. Camminano in fila indiana e sono 10-15. Poi da una laterale sbuca un altro gruppo e poi ancora un altro. Tutto in religioso silenzio, le offerte, la gente che prega, i turisti (pochi) che osservano, niente auto o moto. Quando passano i monaci le donne inginocchiate e con una fascia bianca o colorata a tracolla, mettono un boccone di riso preso con le punta delle dita dalla loro ciotola (che deve essere la stessa da cui prendono il loro cibo, visto che nelle ciotole delle donne rimane sempre tanto riso) per metterla in quella dei monaci e mentre lo fanno chinano la testa verso il basso. La ciotola dei monaci è portata a tracolla e arriva all’altezza della vita. Ci sono anche uomini che danno le offerte, anche loro con le fasce a tracolla, ma sono pochi rispetto alle donne e non si inginocchiano mai. Finito il giro per la città i monaci tornano al monastero. Dopo che sono passati i monaci e hanno fatto le offerte, le donne rimangono alcuni minuti in ginocchio a pregare.

Poi colazione simpatica a base yogurt, the e buonissimi dolci (50  bath a testa). Noleggio bici (40 bath a testa) per giro dentro e fuori città. Dopo tre giorni di pioggia è finalmente arrivato il sole. Ci fermiamo di nuovo al mercato, sempre molto simpatico, compriamo due batik e tre sciarpe in seta a 80 bath l’uno. Tante farfalle che svolazzano in giro. Si fa poi il giro dei templi (due sono a pagamento, 40 bath l’uno a testa) visti e non visti il giorno prima, col sole è diverso. Appena si esce dalla città la strada non è più asfaltata, si muovono tutti in mezzo al fango.

A causa del monsone di questi giorni l’affluente del Mekong è altissimo e in alcuni punti è esondato. E’ bello vedere la gente locale passare con indifferenza a piedi o in bicicletta sulle strade allagate dal fiume in piena. Il fiume è lento ma imponente, marrone-fango per tutto il suo tratto, in mezzo ci sono diversi alberi e sterpaglie. 

Usciamo dalla città e dopo 4 km di saliscendi arriviamo alla collina del Wat Pe Phon dal quale si ha una bella vista di Luang Prabang e dei suoi templi dorati: è la seconda città del Laos e sembra un villaggio!

Proseguiamo. Dopo aver guadato il pezzo di strada sommerso dall’acqua, a 1 km circa (e non 4 come indicato nella guida Lonely Planet!!) dalla collina di Pe Phon, arriviamo al villaggio Ban Phanom dove sono numerose le case con i telai sotto il porticato e le donne intente alla lavorazione.

Non proseguiamo in cerca della tomba dell’esploratore francese Mauhot, qui morto per malaria, perché dalla guida non si capisce quanto lontano possa essere.

Torniamo invece in città per osservare finalmente il tramonto dalla collina. C’è un sacco di gente, il tramonto è stupendo in mezzo alle rosse nubi e con i riflessi sul Mekong. Le zanzare incombono.

Ci informiamo in più agenzie del centro sul bus per l’indomani mattina per Vientiane. Parte sia alle 6 che alle 7 e il viaggio dura circa 10 ore, però dipende dalla strada. Ci dicono che il biglietto è meglio farlo da loro e non c’è differenza di prezzo rispetto al biglietto fatto in stazione: non ci fidiamo. Infatti faremo il biglietto in stazione, prima di salire in autobus, e ci costerà il10% in meno (100 bath a testa).

Ceniamo (60 bath a testa) e andiamo a letto.

 

20  AGOSTO   martedì    da Luag Prabang a Vientiane 

ci alziamo presto. Con un tuk tuk ci facciamo portare alla stazione degli autobus quasi un’ora prima, in modo da essere sicuri di trovare posto. Prendiamo il biglietto e facciamo colazione in una delle tante baracche della stazione. L’autobus è pieno, con 6/7 turisti. Partiamo alle 6.30.

Il viaggio dovrebbe durare 7 ore, in realtà ne durerà 10, e sembra sia una cosa normale. Il tutto per percorrere circa 300 km.

Ma il viaggio è stato bellissimo. In mezzo a montagne e villaggi rurali. Contadini al lavoro e mercati.

Proprio molto bello.

La strada era a tratti non asfaltata e in certi posti la pioggia dei giorni precedenti aveva creato degli smottamenti che si erano portati via la strada. Dei cingolati stanno ripristinando il tratto e la corriera deve prendere la rincorsa per riuscire ad uscire dal fango.

Ci dirà poi Primerio, che era andato nella valle delle giare, che anche lui ha avuto problemi simili e hanno dovuto addirittura attraversare a piedi il tratto interrotto e aspettare una corriera che arrivasse dall’altra parte a prenderli; hanno aspettato 6 ore, a mezzanotte è arrivata la corriera!

Arrivati a Vientiane troviamo la Pathoumphone Guest House (300 bath per la camera) che è in centro e a 100 metri dal Mekong.

Andiamo a vedere il tramonto sul lungo fiume, dove ci sediamo e ci facciamo una birra. C’è molta gente che come noi osserva il tramonto. Ovviamente nessuno è in costume. La cosa che ci è sembrato tanto strana è notare lì vicino una palestra (in realtà un pavimento in cemento e un tetto) con musica occidentale a tutto volume e tantissima gente che faceva aerobica, guidati da un istruttore. Devo dire che ciò ha tolto un po’ di incantesimo a questa città.

Dopo il tramonto andiamo a vedere l’interno della città e andiamo a cena.

 

21  AGOSTO   mercoledì     Vientiane 

Ci alziamo con tranquillità, facciamo colazione (150 bath in due) sulla strada lungo il fiume e prendiamo a noleggio una bici (80 bath a testa per l’intera giornata).

Talat Sao, il mercato mattutino molto simpatico, è quasi tutto coperto. Vicino a questo, oltre il terminal degli autobus c’è il Talat Khua Din, immerso letteralmente nel fango, ma molto rustico e simpatico e dove si possono trovare prodotti ortofrutticoli, fiori, tabacco e altro.

Saliamo sul Patuxai, un grande monumento simile all’arco di trionfo di Parigi, costruito nel 1960 con il cemento regalato dagli Stati Uniti  per costruire l’aeroporto, per questo viene anche simpaticamente chiamati “la pista verticale”. Dall’alto si ha una buona vista di Vientiane, delle sue strade poco asfaltate, del suo scarsissimo traffico, del Mekong e della piccola città.

Continuamo in bici per il Wat Sok Pa Luang, famoso per la sauna alle erbe medicinali preparate dai laici che vivono nel tempo e per i corsi introduttivi di Meditazione Viapassana.

Tornando in città visitiamo il Wat Si Saket, costruito nel 1818 e forse il più antico tempio ancora esistente a Vientiane. Le mura interne sono tutte crivellate di piccole nicchie con più di 2000 Buddha al loro interno in argento e ceramica. Nel rcinto interno al Wat ci sono alberi di banane, di cocco, di mango e vasi di bouganvilee. Molto bello.

A 100 metri dal precedente si trova il tempio Haw Pha Kaew. Il tempio originale fu costruito nel 1565, ma poi venne distrutto durante la guerra lao-siamese del 1828 e ricostruito nel 1936. Bello l’interno.

Andiamo al museo ma è chiuso e ci consoliamo con un dolce alla nuova pasticceria Scandinavia, nel centro della città.

Continuamo la visita con il Wat Mixai, circondato da una veranda nello stile di Bangkok e fiancheggiato da due nayak (giganti guardiani).

Al Wat Oneg Teu Mahawihan incontriamo Primerio che ci racconta essere tornato anzitempo dalla piana delle giare, appunto per i problemi di trasporto. Questo tempio è uno dei più importanti di tutto il Laos, anche questo distrutto nelle guerre con il Siam e ricostruito nel XIX e nel XX secolo. Ha un grandissimo Buddha di bronzo all’interno. Molto interessante.

Con Primerio andiamo al Wat Si Muang, il tempio più frequentato di tutta Vientiane. E’ il luogo che ospita il pilastro fallico della città ed è considerato la casa dello spirito protettore di Vientiane. Intorno al pilastro ci sono molte immagini del Buddha.

Andiamo sul fiume a farci un birra con Primerio. Piove.

Ceniamo con Primerio in una delle tante bancarelle lungo la strada (250 bath in due). Dopo cena facciamo un ultimo giro sul lungo fiume sotto una leggera pioggia. Sull’altra sponda si notano le luci della Thailandia. I telefonini qui funzionano perché ricevono il campo thailandese.

 

22  AGOSTO   giovedì    da Vientiane - confine – a Korat in Thailandia 

colazione su un bar del lungo fiume (80 bath in due) poi a piedi andiamo al museo più importante di Vientiane, il Museo di Storia Nazionale Laotiana… particolarmente interessanti, per chi non è stato nella Valle delle Giare, le giare sistemate nel giardino del museo. Poi, con tutti i bagagli, in tuk-tuk fino al mercato mattutino (Talat Sao) che è proprio vicino al terminal dei bus. Facciamo un veloce giro per il mercato che, in certi punti, è impraticabile per la quantità di melma per terra. Malgrado molti tuk-tuk ci offrano per pochi soldi il trasporto fino al Parco del Buddha (Xieng Khuan), prendiamo il bus (strapieno ma simpatico). Arriviamo al parco dopo una ventina di km (tuk-tuk +bus 60 bath in due). Il parco è una bizzarra collezione di gigantesche statue hindu e buddhiste, ma è tutto allagato per l’esondazione del Mekong. A tutto c’è soluzione: su una barca, trainata a mano da un laotiano che ha l’acqua fino alla cintola, visitiamo il parco! Simpatico e molto bello(85 bath in due). 

Riprendiamo il bus per il Ponte dell’Amicizia che segna il confine tra Laos e Thailandia. Sono le 13. Controllo dei passaporti (10 bath a testa di ‘tassa’); bus, gratis, per attraversare il ponte e poi nuovo controllo passaporti al confine thailandese. Da qui un pik-up, sempre gratis, ci porta fino alla stazione dei tok-tok, adiacente a quella degli autobus.

Né alla stazione degli autobus, né alla stazione dei tok-tok troviamo qualcuno che parli inglese. In qualche modo facciamo capire che vogliamo andare a Nakhon Ratchasima (Khorat).Ci indicano un autobus che parte immediatamente (alle 14.30, 118 bath a testa)) e ci invitano a salire. …non sapevamo che quell’autobus avrebbe fatto tantissime lunghe soste lungo il percorso e che per percorrere 350 km di autostrada avrebbe impiegato quasi 9 ore!!! Avevamo alternativa? Chissà! 

Per strada vediamo uno spaccato di vita locale, molti studenti salgono e scendono dall’autobus. I ragazzi con camicia bianca a maniche corte e pantaloni blu; le ragazze con gonnellina a pieghe blu e camicetta bianca.

Arriviamo a Korat alle 23. Con tuk-tuk (50 bath) andiamo al Siri Hotel (120 bath con bagno in camera). Cotti andiamo a letto.

 

23  AGOSTO   venerdì     Korat – Phimai – Nang Rong 

Ci alziamo presto e torniamo con tok-tok alla stazione degli autobus. Nel tragitto vediamo, per la prima volta in città, degli elefanti da lavoro. Prendiamo il bus delle 8 per Phimai, dove arriviamo alle 9.50 (35 bath a testa). Lungo il tragitto stupendi paesaggi di risaie e verdi di varie tonalità. Phimai è un paesino tranquillo con strani trattori (rot kaset), caratteristici del luogo. La gente locale è gentilissima ma non parla inglese. Lasciamo gli zaini in un negozio di fotografia, non vuole niente per il disturbo.

Andiamo subito a visitare Phanom Rung e Prasat Hin Phimai, le bellissime e ben tenute rovine del periodo Angkor (40 bath a testa).

Prendiamo poi un riscò a pedali per andare all’esterno del paese (2 km, 60 bath andata e ritorno) dove si trova il più grande e vecchio baniano di tutta la Thailandia: un albero gigantesco che cresce su una isoletta all’interno di un lago. E’ possibile camminare attraverso i rami del baniano grazie a passerelle collocate sull’acqua. Il posto è pieno di veggenti che offrono i loro servizi e di bancarelle per mangiare. Diverse preghiere di stoffa sull’albero. Mangiamo qui anche noi (80 bath in due), mentre il nostro vecchietto ci aspetta per riportarci al paese, malgrado noi gli avessimo detto di non aspettarci. C’è un sole splendente e bei colori tutto intorno. Alle 15 prendiamo bus per Chum Phuang (35 km) e da lì, al volo, il bus per Nang Rong (50 km) dove arriviamo alle 18.30 (60 bath a testa). Con ciclo-riscò andiamo all’Honey Inn Guest House, gestita da una ex insegnante di inglese (200 bath per la camera + 100 per cena in due). Piccolo giro per il paese e poi a letto!

 

Cesso: il cesso non ha scarico dell’acqua, neanche negli alberghi. C’è un rubinetto (multiuso!!) vicino al Water dove viene posto un secchio ed una scodella di plastica. Quando si usa, bisogna prendere l’acqua dal  secchio con la scodella e versarla nel water…

 

24  AGOSTO   sabato    Nang Rong – Phanom Rung - Korat 

 Facciamo  colazione all’Honey Inn (60 bath in due) e noleggiamo una loro moto  (250 bath per l’intero giorno). In un’ora arriviamo a Phanom Rung (80 bath in due); è su una collina e ha una vista bellissima sull’orizzonte. E’ un fantastico parco storico con templi khmer costruiti tra il X e il XIII secolo. Lungo la strada bellissimo il paesaggio con i contadini che lavoravano nei campi. 

Poi, a 5 km, visitiamo le rovine del complesso khmer di Peasat Meuang Tam, risalente al X secolo (60 bath in due). Qui rincontriamo una coppia di francesi che si muove in autostop…

Con il tempo che minaccia pioggia, con stupendi panorami all’orizzonte e con bellissimi campi di riso lavorati da colorati contadini, torniamo, verso le 15, all’Honey Inn. Consegnamo la moto e prendiamo il bus per Korat (90 bath in due) dove arriviamo alle 17. In tuk-tuk (50 bath) torniamo al Siri Hotel (120 bath).

Andiamo subito a passeggiare per la città, pulita e senza turisti. Presso la porta Cumphon, sul lato occidentale del centro,  ci imbattiamo in un santuario venerato da tantissimi fedeli., è il santuario dedicato alla memoria di Thao Suranari  (conosciuta anche con il nome di  Khun Ying Mo), una coraggiosa donna thailandese che condusse gli abitanti locali in una battaglia contro gli invasori laotiani durante il regno di Rama III (1824-51). Nel santuario sono esposti centinaia di oggetti molto singolari, come un modello di autobus del luogo, lasciato in offerta per garantire la protezione dello spirito di Thao Suranari. I devoti sono spesso uomini e donne giovani che offrono piccole foglioline d’oro e le appoggiano sulla statua della donna o su altre statue sottostanti. Molti offrono delle ‘collane’ di fiori comprati in un chiosco vicino. Altri offrono al tempio noci di cocco aperte e pronte per essere bevute con la cannuccia (in perfetto stile di altri templi). Uomini e donne accendono delle bacchette d’incenso che tengono fra le mani giunte mentre, in ginocchio, pregano verso la statua. Il rito è inchinarsi verso terra e rialzarsi più volte e alla fine offrire al tempio le foglioline d’oro e le collane di fiore fresci. Vicino c’è un palco con dei cantanti che vengono pagati dai fedeli per intonare canzoni religiose.

E’ ormai buio, facciamo un giro per le vie centrali, vediamo altri templi ma non erano interessanti. Ceniamo sulla via del ritorno (60 bath in due).

 

25  AGOSTO   domenca     Korat-Ayuthaya 

prendiamo il tuk-tuk per la stazione degli autobus (40 bath) e vediamo per le strade del centro degli elefanti condotti a mano. Prendiamo il bus di 1° classe per Ayuthaya (2,5 ore, 314 bath in due). Prendiamo la camera in una Guest House (250 bath) e con le biciclette (80 Bath per due) cominciamo la visita del parco storico di Ayuthaya (XIV-XV secolo), dichiarato Patrimonio dell’Umanità (60 bath a testa per due ingressi). Piove e ci fermiamo al Wat Na Ohra Meru. Piove tanto, e per la prima volta siamo veramente bloccati per la pioggia. Ci fermiamo a mangiare nel primo ristorantino che troviamo (105 bath in due), aspettando che spiova… siamo bagnati e mangiamo veramente male.. abbiamo anche freddo. Torniamo alla nostra Guest House (the , 40 bath). Continua a piovere. Con l’ombrello andiamo a cenare al mercato davanti al Palazzo Chan Kasem (90 bath in due), ma decisamente troppi topi (pantegane) sbucano dalle vicine porte del mercato… anche troppi mendicanti che chiedono insistentemente  l’elemosina.. lasciamo lì il cibo e torniamo alla nostra Guest House dove mangiamo qualcosa insieme agli altri turisti.. giornata da dimenticare: pioggia, topi e sporcizia. Andiamo in internet (15 bath) e poi a letto.

 

26  AGOSTO   lunedì    Ayuthaya - Bangkok 

ci alziamo presto, finalmente una bella giornata, abbiamo fatto bene a decidere di fermarci qui una notte. Noleggiamo nuovamente bici (50 bath in due) fino a mezzogiorno. Visitiamo il Wat Lokaya Sutha, famoso per il Buddha in slip, poi andiamo al Tempio di Phu Khao Thong (la Montagna Dorata) che è decisamente lontanino anche in bici.

Infine andiamo al Wat Phanan Choeng che sembra di origine khmer (XIV secolo); per raggiungerlo parcheggiamo le bici e prediamo un traghetto che attraversi il fiume pieno di piante acquatiche… bellissimo il sole su tutto.

Alle 12 prendiamo al volo bus per Bangkok (80 bath in due), dove arriviamo dopo circa tre  ore, dopo aver preso altri tre bus locali per arrivare a Khao San Road. Prendiamo la camera nello stesso albergo dell’arrivo (300 bath in due). Confermiamo il volo chiedendo all’agenzia di farlo per noi (20 bath). Decidiamo poi di cedere al “viaggio organizzato” per la giornata di domani.. muoversi con i mezzi pubblici e riuscire a vedere tutte le cose in un giorno è impossibile. Prendiamo tour organizzato per vedere (325 bath a testa), in un giorno, il mercato galleggiante di Damnoen Saudak, il famoso Ponte sul fiume Kwai (da cui il film) e il monumento buddista più alto del mondo, il Phra Pathonm Chedi, alto 127 metri e un cimitero militare americano..

Andiamo quindi, con il bus n° 15 in centro, a Siam Square e torniamo.

Ceniamo in giro per Khao San Road e poi a letto.

 

27  AGOSTO   Martedì    Mercato gallegg.-Ponte sul fiume Kwai – P. P. Chedi 

si parte alle 6.30 del mattino con pulmino dell’agenzia, diretti al mercato galleggiante di Damnoen Saudak(80 km  a sud-ovest). Arriviamo alle 8.30. E’ molto bello, con diverse barche piene di cibo e verdure, fornelli, cappelli…e altro ancora. Donne e uomini di un certa età che portano le loro vecchie barche a remi lungo i canali per vendere ai locali e ai turisti; chiacchierando a lungo fra di loro. Orde di turisti vagano fra i canali con le barche a nolo. Sono forse più le barche dei turisti di quelle dei locali. Assaggio un buon frutto locale di cui non ricordo il nome. Dopo un’ora e mezza circa riprendiamo il bus.

Ci fermiamo in una fabbrica di zucchero di cocco, è buono, marroncino e consistente.

Puntiamo verso Kanchanaburi dove si trova il cimitero di guerra degli alleati e il ponte sul fiume Kwai.

Il cimitero è ben curato, con prati verdi e fiori rigogliosi. E’ uno dei tre nella zona e custodisce le spoglie dei soldati alleati morti in prigionia durante la  seconda Guerra Mondiale.

Poco distante ma vicino al centro si trova il Ponte sul Fiume Kwai, famoso per l’omonimo film. Il ponte fa parte della ferrovia costruita nel 1942 per assicurare un percorso alternativo ai rifornimenti necessari ai giapponesi per la conquista del Myanmar e di altri paesi asiatici verso ovest. La costruzione della ferrovia ebbe inizio nel 1942 e impiegò solo 16 mesi (per 415 km) invece dei 5 anni previsti. Per realizzare ciò vennero impiegati numerosi prigionieri di guerra. Il ponte sl fiume Kwai venne utilizzato 20 mesi prima che venisse bombardato dagli alleati nel 1945. A fianco del ponte c’è un interessante Museo della Ferrovia.

Ci rimettiamo sul pulmino e, dopo aver mangiato, puntiamo su Nakhon Pathom (56 km ad ovest di Bangkok), la città più antica della Thailandia. Questa città è interessante soprattutto per il Phra Pathom Chedi, alto 127 metri, e per questo considerato il monumento buddhista più altro al mondo.Il wat che circonda il chedi vanta il titolo reale di Ratchavoramahavihan, ed è uno dei 6 templi della Thailandia che hanno ricevuto l’onore di questo alto grado.

Saltiamo velocemente sul pulmino e torniamo sorbendoci il traffico caotico di Bangkok.

Alle 20 abbiamo appuntamento con max e Anahi per cenare insieme. Lo facciamo con il pesce, all’aperto, non lontano da Khao S. Road, sulla strada che porta al molo.

Dopo cena prendiamo il tuk tuk e andiamo nella zona di Patpong dove c’è un mercato notturno viavace e dei localini che, curiosi, siamo entrati a vedere: spogliarelli assurdi di donne mal fatte… brutto!!! Comunque una specie dei nostri mille lire.

 

28  AGOSTO   Mercoledì    Bangkok: Wat Phra Kaew e Palazzo Reale

Dopo colazione andiamo a piedi a visitare il Palazzo reale e il Wat Phra Kaew (detto anche Tempio del Buddha di Smeraldo) che sorgono uno accanto all’altro. Prima dell’ingresso il traffico sia pedonale che automobilistico viene fermato per l’uscita dal Palazzo Reale del Sultano del Brunei in visita ufficiale in Thailandia. Il numero di auto al seguito è impressionante e lui esce verso la metà del corteo, da solo in auto, salutando tutti i passanti con la mano..

Il palazzo Reale (50 bath a testa) ed il Wat (20 a testa)  sono stupendi e sfavillanti di guglie dorate..  

Nel pomeriggio facciamo spesa lungo Khao San Road; si possono trovare varie imitazioni di tutte le marche a prezzi assurdamente bassi. Vale decisamente la pena prendersi una serie di camicie a pochi euro l’una…

 

Verso sera, con i nostri amici prendiamo lo Sky Train che offreuna bella vista su tutta la città e poi torniamo in prossimità del molo con il battello… molto bello questo giro…

 

29  AGOSTO   Giovedì    Bangkok: aereoporto

Ci alziamo la mattina, facciamo i bagagli e facciamo un ultimo giro per comprare un libro della lonely Planet della Thailandia e altre varie cose…

Poi andiamo in aereoporto in taxi per il volo delle 13.30..

 

Volo da BKK alle 13.30

Arrvi a taipei 18.15

3,5 ore di volo

Partenza da taipei alle 20.45

Arrivo ad abudabi 5.30

8,5 ore di volo

Partenza da abudabi alle 6.20

Arrivo a roma alle 12.30 del 30 agosto

6,5 ore di volo

 

in totale 18,5 ore di volo effettivo.